Il mondo militare gioca, in questi ultimi anni, una partita fondamentale attraverso la comunicazione, per ottenere una piena e definitiva accettazione nel contesto civile. Abbiamo scritto, commentato, denunciato tale attività da parte degli apparati militari, specie nelle scuole di ogni ordine e grado. Ora poniamo l’attenzione su due questioni poco sottolineate: la fondazione Med-Or ed il Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa.
Uno degli aspetti meno noti delle politiche di sicurezza e difesa è il ruolo delle fondazioni più note come think tank. Le fondazioni o think tank nate nel mondo anglosassone si sono poi diffuse nel resto dell’occidente. I “serbatoi di pensiero”, o “pensatoi” come sono denominati i think tank, sono un’invenzione della politica americana del secondo dopoguerra. Negli Stati Uniti i pensatoi hanno tanti portatori d’interesse e sono stati definiti in vari modi: «università senza studenti», cioè poli di formazione che sopperiscono alle lacune dei partiti; dipartimenti di ricerca e sviluppo che vivono di finanziamenti pubblici (un nome per tutti: Rand Corporation, il più grande think tank del mondo, con un budget tra i 200 e i 250 milioni di dollari all’anno e commesse milionarie soprattutto dal Dipartimento della Difesa) oppure agorà politica dove si formano idee e progetti connotati ideologicamente (partisan think tank). Tutti i think tank di stampo americano si muovono tra politica, industria e privati. In generale hanno una pluralità di donatori che permette loro una maggiore indipendenza.
In Europa queste organizzazioni sono più piccole. Si sviluppano per lo più in Gran Bretagna e in Germania, dove spesso nascono a latere di centri di potere che si dedicano a studi o di politica estera o di politica economica. L’obiettivo – al di qua e al di là dell’oceano – è spesso quello di creare un’interazione positiva tra importanti aziende nazionali, mondo accademico e governo. In altri termini si tratta di “fare sistema”. In Europa hanno inoltre grande successo i “pensatoi personali”, spazi di manovra di leader politici che mettono insieme la propria rete di relazioni e la propria autorevolezza. Spesso sono ex politici, come Tony Blair oppure Gerhard Schröder.
In Italia una delle più significative è la Fondazione Med-Or, che nasce per iniziativa di Leonardo Spa nella primavera del 2021, con l’obiettivo di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (“Med”) e del Medio ed Estremo Oriente (“Or”). Per l’Italia è una novità, poiché si tratta di fondere competenze e capacità molto diverse, da quelle del mondo industriale a quelle accademiche, coinvolgendo personalità e professionisti di lunga esperienza e di diverse discipline. Med-Or di fatto, attraverso il finanziatore Leonardo Spa, è il veicolo di rappresentanza dei prodotti di avanguardia dell’industria digitale nazionale verso i mercati mediorientali ed oltre. Med-Or, anche se non ufficialmente, è la voce di Leonardo, l’unico settore nazionale in grado di competere sul mercato globale nel campo dei prodotti digitali industriali. In buona sostanza nel mercato mondiale digitale l’Italia si presenta con la propria filiera militare. Per Leonardo, col suo sistema di produzione di tecnologie digitali, che costituiscono il sistema nervoso dei suoi prodotti e servizi, si presenta, attraverso Med-Or, una occasione storica di avere un doppio ruolo all’interno ed all’esterno del Paese. Leonardo gioca un ruolo insostituibile nella transizione digitale del Paese, ma nello stesso tempo lega a filo doppio gli interessi e le logiche militari a quelle civili, anche attraverso Med-Or, dettando sempre più i contenuti ed i tempi dell’agenda politica italiana. Si può tranquillamente affermare che sono definitivamente maturati i tempi per una completa influenza dell’industria della difesa sull’agenda della politica nazionale.
La fondazione si è ben radicata tanto che nella scorsa estate si è tenuta a Roma una conferenza dal titolo “Un Mediterraneo strategico per gli interessi nazionali e il ruolo che l’industria italiana, a partire da quella partecipata dallo Stato, può giocare nelle sfide decisive per i prossimi decenni”. Ne hanno parlato, attorno ad un tavolo, il ministro della Difesa Guido Crosetto, i vertici dei due fra i più importanti player industriali italiani, gli amministratori delegati di Fincantieri e Finmeccanica, rispettivamente Pierroberto Folgiero e Roberto Cingolani, a discutere di interesse nazionale, davanti a un affollato parterre, da Gianni Letta alla ministra della Ricerca Annamaria Bernini.
Va subito detto che la Med-Or è del tutto diversa dal resto dei think tank perché non si tratta dei classici “pensatoi” di consulenza geopolitica, ma di veri e propri sistemi integrati di conoscenze a tutto campo; in altre parole non solo strumento per comprendere meglio il campo d’intervento, ovvero lo scenario strategico, ma soprattutto come meglio occuparlo stabilmente per trarne vantaggio. Questa è la vera missione di MED-OR, lo scopo ultimo di chi la finanzia, Leonardo; in altre parole l’affare, il profitto. La terza edizione del Med-Or Day, la Fondazione che è diventata un punto di riferimento per rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (“Med”) e del Medio ed Estremo oriente (“Or”), si è subito trasformata in un’occasione per lanciare un messaggio semplice: l’interesse nazionale. Quello che distingue Med-Or dagli altri think-tank è la varietà delle competenze che può mettere in campo non limitandosi solo ad una funzione meramente consulenziale. Infatti tali competenze vengono utilizzate per sviluppare attività di formazione, sostenere partenariati con le istituzioni accademiche e di ricerca nazionali, organizzare e gestire iniziative di incontro e collaborazione tra università e centri di ricerca, organizzare eventi, studi e ricerche per identificare aree di interesse comune al fine di stimolare l’innovazione, con l’obiettivo di aumentare la sensibilità e le competenze dei paesi d’intervento. Realizzazione di programmi culturali e di formazione nei settori della safety e della security, nonché in quelli dell’aerospazio e della difesa. In altre parole si tratta di offrire una serie di servizi, i più diversi possibili, che vanno ben oltre al classico ruolo di consulenza, ma che tendono a creare una dipendenza vera e propria tra l’offerta e la domanda. Si può anche definire una nuova colonizzazione delle competenze, un creare dipendenza delle conoscenze, un colonialismo culturale. A titolo dimostrativo portiamo solo alcuni esempi di figure professionali di esperti della fondazione le cui professionalità, nei più diversi settori d’attività, danno la misura della vastità della interdisciplinarietà d’intervento della fondazione: tra le figure professionali troviamo docenti di Diritto pubblico, docenti di Affari Internazionali, giornalisti, politologi, docenti di scienza dei Materiali, Rettore del Politecnico di Bari, Rettore dell’università degli Studi Roma Tre, Professore ordinario di Pedagogia sociale e interculturale. Questa varietà di eccellenze nei vari settori del sapere si è tradotta in una offerta di collaborazione che travalica decisamente i consueti campi del sapere tradizionali dei think tank, ovvero le competenze geopolitiche e geostrategiche, per rivolgersi in tutt’altre direzioni. Infatti centrale è stato il tema della gestione delle emergenze sanitarie. L’epidemia ha evidenziato le difficoltà dei sistemi di monitoraggio dell’evoluzione epidemiologica. Su questo tema si è anche concentrata l’attenzione proprio di un software per il tracciamento dei contatti. Si tratta di una piattaforma software nata per supportare le istituzioni coinvolte nell’emergenza sanitaria. La piattaforma “web-based” è in grado di raccogliere, elaborare e aggregare i dati di geolocalizzazione provenienti da dispositivi mobili, permettendo quindi l’individuazione di potenziali focolai di infezione da coronavirus non ancora noti.
Altra caratteristica della fondazione sono i legami con il mondo istituzionale ed accademico dei paesi oggetto dell’intervento. Non a caso, nell’international board di MED-OR troviamo il Ministro presso la Presidenza del Consiglio dei ministri di Malta, il Presidente del King Faisal Center for Research and Islamic Studies; l’Ambasciatore d’Arabia Saudita nel Regno Unito e negli Stati Uniti; il Direttore della General Intelligence Directorate dell’Arabia Saudita, il Direttore del Dipartimento “Politiche e Pianificazione” presso il Ministero degli Affari Esteri del Qatar, il Consigliere del Re del Bahrain per gli Affari Diplomatici.
La nomina di Marco Minniti alla presidenza della fondazione Med-or, appartiene al cosiddetto fenomeno delle “porte girevoli”, ovvero di messa a frutto di relazioni politiche e di conoscenze a fini imprenditoriali, altra caratteristica di fondo delle fondazioni. Il successo dell’associazione è assicurato dai legami politici o imprenditoriali che i vari interlocutori di volta in volta rivestivano. Questa “entrata” ed “uscita” dal mondo imprenditoriale-politico o viceversa è la cifra politica-affaristica degli ultimi decenni. L’interesse di Leonardo, attraverso MED-OR per i mercati di riferimento cioè medio oriente ed oriente non è solo contingente, ma strategico. In conclusione la filiera militare di Leonardo tramite Med-Or si fa carico di colmare i vuoti di un’industria nazionale. Med-Or dovrebbe essere il ponte di comando per l’espansione economica, tecnologica e diplomatica nei suoi più vari campi d’intervento.
L’altra tappa fondamentale per completare il percorso della comunicazione si è compiuta a Roma il 6 marzo scorso con la costituzione del “Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa”. «Viviamo tempi di rapidi cambiamenti e la Difesa deve essere sempre un passo avanti, anche dal punto di vista culturale e dell’elaborazione del pensiero. Servono approcci innovativi per continuare a essere efficaci nel garantire la sicurezza della Nazione e sono convinto che un dialogo strutturale tra il mondo militare, il sistema universitario, l’industria di settore e l’ambiente dell’informazione sia uno strumento essenziale per conseguire l’obiettivo». Così il Ministro della Difesa Guido Crosetto sulla costituzione del Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa. «Le Forze Armate – ha sottolineato il Ministro Crosetto – sono impiegate per tutelare gli interessi nazionali e il “Sistema Difesa” rappresenta uno strumento di politica estera nonché un formidabile volano di crescita per il Paese. Per questo motivo, in un rinnovato e complesso quadro geopolitico, dovrà cambiare la percezione dello Strumento Militare nazionale rispetto al passato».
Il Comitato, istituito con decreto a firma del Ministro, si riunirà presso Palazzo Baracchini e avrà il compito di sviluppare e valorizzare la cultura della Difesa e sarà un luogo di ascolto del “Sistema Difesa” ed elaborerà documenti, direttive, proposte di autoregolazione per supportare una visione innovativa nell’ambito della comunicazione e delle relazioni istituzionali. «Occorre divulgare – ha aggiunto il Ministro Crosetto – che gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore risultano fecondi non solo per la Difesa sotto il duplice profilo dell’operatività dello strumento militare e dello sviluppo industriale, ma anche per il sistema Paese in termini di incremento dei livelli occupazionali, di sviluppo complessivo del sistema industriale, di leadership tecnologica, di incremento della crescita e dunque delle entrate. Oggi, la sfida si gioca anche sul piano della comunicazione come emerge dal ricorso sempre più frequente a fake news e narrative distorte, a danno delle democrazie – ha proseguito il Ministro – a rimarcare il ruolo centrale della comunicazione».
Per brevità ci asteniamo dall’elencare i nomi e le funzioni dei componenti del Comitato, limitandoci a dire che si va dal mondo della cultura a quello scientifico e dell’economia. In conclusione, le due forme di comunicazione, Med-Or e Comitato per lo Sviluppo della cultura della Difesa, pur se nati con scopi differenti, hanno in comune una vasta interdisciplinarietà, segno concreto che il campo di intervento del mondo militare coinvolge sempre più in profondità il mondo civile e purtroppo ha raggiunto il suo obiettivo: quello di rappresentarsi come una costituente organica indispensabile del quotidiano.
Daniele Ratti